Atti 3:1-8; 4:1-31: La Preghiera che Fa Tremare il Mondo

1) La Guarigione (3:1-8)

3:1 Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera dell’ora nona, mentre si portava un uomo, zoppo fin dalla nascita, che ogni giorno deponevano presso la porta del tempio detta «Bella» per chiedere l’elemosina a quelli che entravano nel tempio. Vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, egli chiese loro l’elemosina. Pietro, con Giovanni, fissando gli occhi su di lui, disse: «Guardaci!» Ed egli li guardava attentamente, aspettando di ricevere qualcosa da loro. Ma Pietro disse: «Dell’argento e dell’oro io non ne ho; ma quello che ho, te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!» Lo prese per la mano destra, lo sollevò; e in quell’istante i piedi e le caviglie gli si rafforzarono. E con un balzo si alzò in piedi e cominciò a camminare; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio.

Dopo l’ascensione di Gesù e la discesa dello Spirito Santo nel giorno delle Pentecoste, nasce la chiesa, il popolo di Dio costituito da non una solo etnicità — l’ebraica — ma da ogni nazione e lingua e tribù e famiglia. Dopo la risurrezione di Gesù, i discepoli pensavano che fosse finalmente l’ora in cui il suo regno avrebbe dato inizio a una nuova epoca di pace, giustizia, e benedizione mondiale. Ma Gesù li ha di nuovo sorpresi: dovevano aspettare ancora il compimento finale di tutte le promesse di Dio. La nuova creazione, compiuta in Gesù stesso, non si sarebbe realizzata fino a un giorno ancora a venire, e nel frattempo — il compimento del regno rimane in sospeso — i discepoli hanno una missione nel mondo. Come Luca riporta in Atti 1:6-8:

Quelli dunque che erano riuniti gli domandarono: «Signore, è in questo tempo che ristabilirai il regno a Israele?» Egli rispose loro: «Non spetta a voi sapere i tempi o i momenti che il Padre ha riservato alla propria autorità. Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all’estremità della terra».

Adesso, nei capitoli 3 e 4 di Atti, troviamo i discepoli — ora chiamati apostoli (cioè “mandati”) — pienamente coinvolti in questa missione. Come Gesù aveva testimoniato non solo attraverso la predicazione ma anche segni miracolosi di guarigione, così fanno anche Pietro e Giovanni nel nome di Gesù e nel potere dello Spirito Santo. La guarigione miracolosa dell’uomo zoppo, infatti, crea l’occasione in cui gli apostoli possono testimoniare ancora una volta che Gesù il Nazareno che è stato crocifisso è ora risorto e seduto alla destra di Dio come Signore di tutti. Come vediamo andando avanti, Luca è interessato non tanto al miracolo quanto alla testimonianza resa dopo dagli apostoli.

2) L’Indagine (4:1-12)

A) L’opposizione (vv.1-7)

4:1 Mentre essi parlavano al popolo, giunsero i sacerdoti, il capitano del tempio e i sadducei, indignati perché essi insegnavano al popolo e annunciavano in Gesù la risurrezione dai morti. Misero loro le mani addosso e li gettarono in prigione fino al giorno seguente, perché era già sera. Ma molti di coloro che avevano udito la Parola credettero; e il numero degli uomini salì a circa cinquemila. Il giorno seguente i loro capi, con gli anziani e gli scribi, si riunirono a Gerusalemme con Anna, il sommo sacerdote, Caiafa, Giovanni, Alessandro e tutti quelli che facevano parte della famiglia dei sommi sacerdoti. E, fatti condurre in mezzo a loro Pietro e Giovanni, domandarono: «Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo?»

All’inizio del capitolo 4, troviamo gli apostoli nel tempio che insegnano e annunciano al popolo il vangelo di Gesù Cristo risorto dai morti, proprio a causa della guarigione dell’uomo zoppo. La loro predicazione dà non poco fastidio ai capi religiosi, e, come Gesù gli aveva predetto, gli apostoli vengono gettati in prigione. Nonostante la crescente opposizione da parte dei capi religiosi, Luca riporta come “molti di coloro che avevano udito la Parola credettero; e il numero degli uomini salì a circa cinquemila.” Incredibile! Come l’apostolo Paolo scriverà anni dopo in 2 Timoteo 2:9: “per il [vangelo] io soffro fino ad essere incatenato come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata.”

Ma perché vogliono mettere fine alla diffusione della parola di Cristo, i capi religiosi aprono un’indagine per scoprire la radice del loro “problema”. Convocano dunque Pietro e Giovanni e li interrogano: “Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo?” Indubbiamente, Pietro e Giovanni si fanno coraggio, ricordandosi di ciò che Gesù ha detto pochi giorni prima della sua crocifissione (Luca 21:12-13):

12 Ma prima di tutte queste cose, vi metteranno le mani addosso e vi perseguiteranno consegnandovi alle sinagoghe e mettendovi in prigione, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. 13 Ma ciò vi darà occasione di rendere testimonianza.

B) La testimonianza (vv.8-12)

Allora Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani, se oggi siamo esaminati a proposito di un beneficio fatto a un uomo infermo, per sapere com’è che quest’uomo è stato guarito, 10 sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele che questo è stato fatto nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, che voi avete crocifisso, e che Dio ha risuscitato dai morti; è per la sua virtù che quest’uomo compare guarito in presenza vostra. 11 Egli è “la pietra che è stata da voi costruttori rifiutata, ed è divenuta la pietra angolare”. 12 In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati».

L’aspetto del discorso di Pietro che voglio sottolineare qui è il ruolo dello Spirito Santo. È forte, bello, profondo ciò che Pietro dice, ma è fondamentale notare che non è un discorso che aveva premediato, ma che Gesù Cristo, nello Spirito, ha detto attraverso di lui. Tornando alle parole di Gesù riportate in Luca 21 leggiamo:

14 Mettetevi dunque in cuore di non premeditare come rispondere a vostra difesa, 15 perché io vi darò una parola e una sapienza alle quali tutti i vostri avversari non potranno opporsi né contraddire.

Ecco il punto critico: Gesù ha promesso di dare ai suoi discepoli la parola e la sapienza, e la testimonianza resa da Pietro è in realtà Gesù che rende testimonianza di se stesso tramite lo Spirito Santo che riempie il suo testimone.

3) La Minaccia (4:13-22)

13 Essi, vista la franchezza di Pietro e di Giovanni, si meravigliavano, avendo capito che erano popolani senza istruzione; riconoscevano che erano stati con Gesù e, 14 vedendo l’uomo che era stato guarito, lì presente con loro, non potevano dire niente in contrario. 15 Ma, dopo aver ordinato loro di uscire dal sinedrio, si consultarono gli uni gli altri dicendo: 16 «Che faremo a questi uomini? Che un evidente segno miracoloso sia stato fatto per mezzo di loro è noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme, e noi non possiamo negarlo. 17 Ma, affinché ciò non si diffonda maggiormente tra il popolo, ordiniamo loro con minacce di non parlare più a nessuno nel nome di costui». 18 E, avendoli chiamati, imposero loro di non parlare né insegnare affatto nel nome di Gesù. 19 Ma Pietro e Giovanni risposero loro: «Giudicate voi se è giusto, davanti a Dio, ubbidire a voi anziché a Dio. 20 Quanto a noi, non possiamo non parlare delle cose che abbiamo viste e udite». 21 Ed essi, minacciatili di nuovo, li lasciarono andare, non trovando assolutamente come poterli punire, a causa del popolo; perché tutti glorificavano Dio per quello che era accaduto. 22 Infatti l’uomo in cui questo miracolo della guarigione era stato compiuto aveva più di quarant’anni.

La reazione da parte dei capi religiosi è una di meraviglia. Come potrebbero questi uomini semplici — pescatori senza istruzione — parlare con una tale franchezza e forza? Si rendono conto che è solo a causa del presenza di Gesù, la sua presenza che è stata con loro e la sua presenza che ora è in loro. La franchezza di Pietro e Giovanni si fa sempre più evidente in quanto segue, perché quando i capi religiosi li minacciano, rispondono semplicemente che devono ubbidire a Dio anziché a loro.

Forse proviamo tanta ammirazione per il coraggio di Pietro e Giovanni nei confronti di capi religiosi e la franchezza con cui testimoniano, ma pensiamo di non esserne capaci noi stessi. Essi erano apostoli, pieni di Spirito Santo, avendo visto Gesù con i propri occhi ed essendo stati fisicamente nella sua presenza. È impensabile, invece, che noi potremmo fare la stessa cosa, no? Non dimentichiamo che anche i capi religiosi sono rimasti sbalorditi che Pietro e Giovanni parlavano in quel modo, proprio perché erano uomini semplici, senza istruzione. Noi, dunque, non possiamo scusarci dicendo, “Ma noi siamo solo persone semplici senza istruzione”! Qual è dunque il segreto?

4) La Preghiera (4:23-31)

A)  La reazione (vv.23-28)

23 Rimessi quindi in libertà, vennero ai loro e riferirono tutte le cose che i capi dei sacerdoti e gli anziani avevano dette. 24 Udito ciò, essi alzarono concordi la voce a Dio e dissero: «Signore, tu sei colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi; 25 colui che mediante lo Spirito Santo ha detto per bocca del tuo servo Davide, nostro padre: “Perché si sono agitate le nazioni, e i popoli hanno meditato cose vane? 26 I re della terra si sono sollevati, i prìncipi si sono riuniti insieme contro il Signore e contro il suo Cristo”. 27 Proprio in questa città, contro il tuo santo servitore Gesù, che tu hai unto, si sono radunati Erode e Ponzio Pilato, insieme con le nazioni e con tutto il popolo d’Israele, 28 per fare tutte le cose che la tua volontà e il tuo consiglio avevano prestabilito che avvenissero.

Qui arriviamo al punto di questo messaggio, alla preghiera “che fa tremare il mondo”. Di fronte all’opposizione, l’imprigionamento, e la minaccia di peggio ancora, la reazione degli apostoli e di tutta la chiesa è la preghiera. Non cominciano a preoccuparsi o mettersi in ansia; non cercano di trovare modi per evitare più persecuzione; non ripensano la parola di Cristo che devono testimoniare per renderla meno offensiva. La chiesa, invece, prega, e Luca, narrando questo fatto, vuole insegnarci la differenza che la preghiera fa. Allora, che qui troviamo una preghiera è ovvia, ma in che senso è una preghiera che fa tremare il mondo? Facciamo tre osservazioni primarie:

Prima, la chiesa prega insieme. I primi cristiani sono soliti riunirsi, ma in questo momento si riuniscono proprio con l’intenzione di pregare. Luca mette in evidenza il fatto che “essi alzarono concordi la voce a Dio”. Notiamo bene: “alzarono concordi” non le loro voci ma “la voce” a Dio. Quando i membri della chiesa pregano, pregano insieme come se avessero una sola voce. È senz’altro vero che Dio dà ascolto e risponde alle preghiere di cristiani individuali, ma Luca attesta che la preghiera che cristiani offrono concordi con una sola voce possiede un potere speciale. Da questo, impariamo che la chiesa che prega insieme è la chiesa unita e potente; viceversa, la chiesa non prega insieme è una chiesa divisa e debole.

Secondo, la chiesa prega le Scritture. Quando dico “pregare le Scritture”, non voglio dire ovviamente che le Scritture costituiscono l’oggetto a cui rivolgiamo la preghiera. Piuttosto voglio dire che le Scritture costituiscono la preghiera stessa. “Pregare le Scritture” significa rivolgere a Dio le parole che egli stesso ci ha dato proprio per questo motivo. Sempre nella vita, ma soprattutto in momenti di difficoltà, di pericolo, di incertezza, di sofferenza, o di persecuzione, vogliamo sapere che le nostre preghiere siano esaudite. Pregare le Scritture è una garanzia di questo. Quando preghiamo Dio in base alle Scritture, sappiamo di pregare secondo la volontà di Dio, e di conseguenza sappiamo anche che Dio non ci risponderà mai con di “no” ma sempre di “sì”.

Terzo, la chiesa prega le Scritture con Cristo al centro. Non mi stanco mai di ripeterlo: Gesù è il tema di tutte le Scritture, le quali danno testimonianza di lui. I salmi, dei quali la chiesa cita Salmo 2, sono spesso attribuiti nel Nuovo Testamento a Gesù stesso. In altre parole, Gesù non è solo il tema dei salmi, ma anche colui che li prega e canta! Gesù è sia il Dio a cui i salmi sono rivolti sia il salmista che li rivolge a Dio. Quando noi preghiamo nello stesso modo — consapevoli che in realtà è Gesù che prega e intercede non solo per noi ma anche insieme a noi — possiamo essere ancora più certi che la nostra preghiera sarà esaudita. Quando Gesù insegna ai discepoli di pregare così: “Padre nostro…”, quel “nostro” (invece di “mio”) significa che Gesù non ci invita a imitare la sua preghiera ma a partecipare alla sua preghiera. Che privilegio, che Gesù ci invita a unire la nostra voce alla sua, sapendo che il nostro Padre celeste ci esaudisce quanto esaudisce il suo proprio Figlio!

B) La richiesta (vv.27-28)

29 Adesso, Signore, considera le loro minacce e concedi ai tuoi servi di annunciare la tua Parola in tutta franchezza, 30 stendendo la tua mano per guarire, perché si facciano segni e prodigi mediante il nome del tuo santo servitore Gesù».

Queste sono le caratteristiche della preghiera, ma il suo cuore sta nella richiesta dei versetti 29-30: “concedi ai tuoi servi di annunciare la tua Parola in tutta franchezza!” Facciamo ancora tre osservazioni riguardo a questa richiesta.

Prima, la chiesa prega con franchezza, indicata dal fatto che rivendica il diritto di essere identificata con Gesù stesso. Gesù è Il Servo, ma in lui i cristiani possono chiamarsi “servi”. Con Cristo, la chiesa in Atti 4 rimane condannata dai capi religiosi, e nello stesso modo rimane giustificata agli occhi di Dio. Non è una cosa leggera rivolgersi a Dio identificandosi con Gesù stesso, ma è il diritto concesso a tutti quelli che sono per fede uniti a lui.

Secondo, la chiesa non prega di poter evitare la sofferenza e la persecuzione, ma di poter “annunciare la tua parola in tutta franchezza” nonostante la sofferenza e la persecuzione. Ora, non è necessariamente sbagliato pregare di stare bene — per buona salute, per uno stipendio stabile, etc. — ma è sbagliato se preghiamo di stare bene invece di essere fedeli nel testimoniare la parola di Dio. Spesso, testimoniare la parola di Dio ci fa stare male, non bene, e questo non solo perché la parola è offensiva, ma anche perché la sofferenza e la persecuzione sono i modi in cui la parola si diffonde di più! Cristo ha compiuto la sua missione sulla croce; non dobbiamo pensare di poter compiere la nostra diversamente.

Terzo, la chiesa prega perché si accorge che la franchezza, il potere, e la fedeltà nell’annunciare la parola di Cristo non vengono da essa ma solo da Dio. In ultima analisi, il potere della parola è il potere di Dio; il testimone fedele che testimonia attraverso di noi è Gesù; e la franchezza con la quale testimoniamo è l’opera dello Spirito Santo che ci riempie. Se pensiamo di non poter testimoniare come questi primi cristiani, in un senso abbiamo ragione! Non possiamo! Ecco perché noi, come questi primi cristiani, dobbiamo pregare. Se non preghiamo, assidui, concordi, ferventi, non saremo in grado di testimoniare come dobbiamo. Ma dall’altro canto, la chiesa che prega così sarà sicuramente una chiesa coraggiosa, potente, ed efficace.

B) La risposta (v.31)

31 Dopo che ebbero pregato, il luogo dove erano riuniti tremò; e tutti furono riempiti dello Spirito Santo, e annunciavano la Parola di Dio con franchezza.

Questo è infatti la conclusione che Luca scrive. Tanto è potente la preghiera della chiesa che la terra comincia a tremare letteralmente. Dio vuole che la chiesa annunci la parola con franchezza. Quando dunque la chiesa prega di poter annunciare la parola di Dio con franchezza, Dio è più che felice di dire di “sì”! Il resto del libro di Atti narra gli effetti di questa preghiera, come non solo letteralmente ma anche spiritualmente essa fa tremare la terra. O che anche noi possiamo diventare una chiesa che prega così, che sia riempita di Spirito Santo così, che annunci la parola di Dio con franchezza così!

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